La mostra, frutto di un progetto di ricerca quadriennale dell’Università della Svizzera italiana (USI) finanziato dal Fondo nazionale svizzero, presenta una doppia prospettiva: da un lato, essa evidenzia lo stigma spesso associato a pratiche visive quotidiane come i selfie; dall’altro, rivela il significato positivo che le immagini possono svolgere nelle relazioni interpersonali, promuovendo una migliore comprensione delle pratiche fotografiche contemporanee.